Qui Roma.

Era inizio febbraio quando ho iniziato a sentir parlare del Covid-19. Inizialmente quello che in molti abbiamo pensato (forse anche in base a quanto trasmesso da giornali, radio, televisioni e social) era che il nostro Paese non fosse interessato, come la Cina, da quella che sembrava un’influenza un po’ più “sostanziosa”, dalla quale soprattutto gli over 60 avrebbero dovuto guardarsi con più attenzione.

Ho continuato a spostarmi regolarmente in città utilizzando la metro, anche se nel dubbio ho messo in atto alcune accortezze come la distanza di sicurezza verso gli altri e starnutire nella piega del gomito (non dovrebbero servire protocolli al riguardo ma solo buon senso).

A lavoro la situazione sembrava nella normalità, l’andamento del booking seguiva una cadenza lenta tipica del mese di febbraio, il pick-up era regolare.

Dal punto di vista degli eventi aziendali nessuna anomalia, gli spazi meeting erano regolarmente richiesti anche per eventi con un numero di persone elevato.  

Nel penultimo weekend del mese però si sono registrare le prime cancellazioni e il sentore che In Italia stesse per essere messa in atto qualche limitazione l’ho percepito. Questo in particolare quando erano i dipendenti di una stessa azienda a cancellare in blocco le loro prenotazioni e stranamente tutti dipendenti con sede a Milano e zone limitrofe.  

In questa situazione mi sono reso conto ancora di più dell’importanza di avere profili cliente con anagrafiche complete in tutto e per tutto. Con i giorni, il planner ha iniziato a svuotarsi, l’attività degli addetti al booking ha subito un’impennata quasi fossimo a maggio o ad ottobre, ma con l’inerzia opposta: CANCELLAZIONI e NON PRENOTAZIONI.

A queste cancellazioni andava aggiunta la richiesta di rimborso dei clienti, in particolare di quelli spaventati dallo scenario e quindi non più intenzionati a spostarsi. Maggio e giugno ancora tenevano, giugno in particolare… Ti pare che avrebbero annullato gli Europei di calcio?

Col tempo, però, anche su questi mesi si sono registrate cancellazioni a valanga.

Da qui la corsa alle promozioni e ai ribassi da parte degli albergatori affiancati da revenue manager poco esperti. Il tutto per cosa? Per rimediare una prenotazione (dico una perchè sono generoso) per i mesi futuri.
Era evidente: il panico stava iniziando a dilagare!
In uno scenario in cui regna incertezza tutti gli eventi vengono annullati, gli hotel si svuotano, quindi chi avrebbe interesse a prenotare? Abbassare i prezzi non ha nessun senso!

Vista la situazione mi son detto: “fammi prendere qualche appunto per il 2021. Fino al 23 febbraio possono valere le serie storiche, ma dopo vale la storia”.

Si, appunto, quella del Coronavirus, di cui ne abbiamo sentite di tutti i colori.

Forse la più vera è che questo virus non fa distinzioni e così anche verso gli albergatori. Perché dico questo? Perché il settore alberghiero è già poco tutelato di suo, in più il virus ha deciso di presentarsi agli albori della stagione della ripresa, quando la domanda tende a crescere dopo il letargo invernale.

Adesso dico a te caro COVID-19, se proprio volevi farti conoscere, non potevi prenotare da metà novembre in poi?

Autore: Domenico Cosentino

Se ti è piaciuto questo articolo non dimenticare di iscriverti alla newsletter in fondo alla pagina!

 

 

Iscriviti alla newsletter

Trattamento dati

Pin It on Pinterest

Share This